lunedì 28 novembre 2016

Autunno

Cari amici di Arcadia, 

è trascorso qualche tempo dall'ultimo post. In questo tempo abbiamo raccolto i frutti dell'estate e continuato a creare e costruire. 
Abbiamo stretto nuove amicizie e collaborazioni; qualcuno di noi ha viaggiato e ha creato nuove connessioni...
Ora è tempo di mettere a dimora, di lasciare che le radici trovino calore nella terra dormiente, di creare riparo.
Il tetto della casa è oramai coperto, protetto dalle piogge che si stanno facendo sempre più frequenti; la terra degli orti, piena di lombrichi, è stata arieggiata e pacciamata. 
Sulla frana abbiamo lavorato tanto e a lungo: la terra è stata riplasmata, le è stata data nuova forma assecondando i suoi assestamenti. La terra ferita è stata medicata con la promessa di una futura rigenerazione. 
In quest'opera, gli alberi sono nostri alleati: albero di giuda, ligustro, viburno, salice, ginestra, rosa canina sono stati piantumati sui terrazzamenti della frana.
Insieme agli amici, in una calda giornata di novembre, abbiamo poi messo le basi di una ricca siepe frangivento...che tra qualche anno darà i suoi frutti!



Abbiamo chiamato "Dafne" questa nostra siepe che ci riparerà dai venti di sud ovest e che arricchirà di nuova vita la zona antistante a casa. 
E' una siepe creata lavorando lungo le curve di livello che si svilupperà su diverse altezze per meglio assolvere le sue molteplici funzioni. 
Infatti, la siepe non è solo una barriera protettiva, non è solo un margine o un confine, ma è un vero e proprio ecosistema: è ciò che in permacultura viene definito un "ecotono", zona di massima biodiversità.
L'area che abbiamo piantumato si arricchirà sempre più di insetti, uccelli, piccoli animali che troveranno riparo presso "Dafne"; le radici di alberi e arbusti stabilizzeranno il terreno; i rami e le foglie, cresciute a diverse altezze tratterranno l'acqua piovana e ridurranno l'azione dilavante sul terreno in pendenza...
Offriranno ombra, riparo, fiori per le api, bacche, bellezza...

Sotto la paglia, il seme riposa; sotto la paglia le radici trovano casa.

venerdì 30 settembre 2016

Economia della Natura e Provvidenza




Cari amici di Arcadia,


l’estate ci ha regalato frutti meravigliosi, abbondanti e di qualità, sia nel raccolto della terra che in quello delle relazioni umane e dei progetti.
Come ogni anno di questi tempi nell’orto c’è grande fermento; oramai molte piante stanno concludendo il loro ciclo vitale, ma anche in questa fase continuano a dispensare doni preziosi…quelli che ci assicureranno il prossimo raccolto: i loro semi!
La Natura in questo ogni volta mi sorprende: da un piccolo semino solitario, piantato nella terra scura pochi mesi fa, è nata una pianta rigogliosa che ha generato molteplici frutti, da cui abbiamo ricavato centinaia di semi…Questa sì che è abbondanza all’ennesima potenza!!
Mi chiedo dunque perché l’uomo, che è parte di questo sistema naturale, non riesca a fare lo stesso, non riesca a moltiplicare la ricchezza e a ridistribuirla attorno a sé; ma abbia invece costruito un’economia del denaro basata sulla scarsità e sull’esaurimento delle risorse…
Ancora una volta la Natura ci viene in aiuto; basta osservarla per capire quali siano i meccanismi che la guidano…proviamo dunque ad imitarla!
L’estate scorsa ho lavorato nella fattoria di Rob, in Devon; dopo un mese e mezzo sono tornata a casa davvero ricca!


Non c’era stato mai nessuno scambio di denaro tra noi: ho lavorato con lui, ho imparato tante cose, mi ha regalato il suo sapere, mi ha trasmesso la sua passione, mi ha fatto sentire parte della sua famiglia; mi ha donato i semi liberi che ogni anno, da tanti anni, salva e conserva. Ora quei semi hanno dato frutto nella nostra terra, si sono adattati e continueranno a farlo negli anni a venire.
Questo inverno li porteremo con noi alla giornata dello Scambio di Semi e li daremo a chi come noi sta portando avanti questa rivoluzione di pace…l’abbondanza continuerà e si diffonderà, e insieme ad essa le storie e le esperienze dei suoi protagonisti.
Anche senza soldi si può essere ricchi.
Anzi a volte il denaro, inteso come unica forma di scambio, impedisce e ostacola i naturali e spontanei atti della provvidenza. Dobbiamo rieducarci in questo e tornare ad avere fiducia.
E’ importante riuscire a procurarci quello che ci serve, ma soprattutto imparare a chiederlo con fiducia: quello ci cui abbiamo bisogno poi arriva sempre…magari sotto forme inaspettate!

 “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?  E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?  E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.” (Matteo 6, 26-30)

Continuate a seguirci!

MGT


sabato 20 agosto 2016

Gioco e Celebrazione...per coltivare la relazione!



Cari amici di Arcadia, 



iniziano a passare molte persone da queste parti e il luogo si carica ancora di più di energie. 
Arcadia sta diventando un luogo di incontro, di scambio, di momenti di lavoro insieme e apprendimento...ma anche e soprattutto di gioia e condivisione!
Creare comunità significa saper giocare, saper ringraziare e celebrare i traguardi raggiunti!
Nel mondo in cui viviamo, in famiglia, negli ambienti di lavoro, tra di noi troppo spesso siamo abituati a misurare tutto con il metro del giudizio: ecco allora che in ogni situazione ciò che notiamo prima sono i difetti, le storture, le lentezze...
Come poter trasformare questa "cacca", seppur biologica (grazie Mery!!!)in fertile humus?Come fare di ogni problema la soluzione?
Proviamo a cambiare punto di vista, partendo dal ringraziamento e dalla valorizzazione dell'altrui contributo!





Ecco allora che accadono i miracoli mano a mano che il giudizio si fa meno pesante fino a dissolversi...lasciando dietro di sè gioia e empatia nella relazione!



Di ritorno da Panta Rei, dopo un corso co-creato da tutti i partecipanti, il gruppo di Arcadia torna rafforzato e grato per tutto ciò che abbiamo respirato!
E allora ricordiamo sempre di giocare e celebrare per non perdere lungo il cammino il gusto buono delle relazioni!
Alla prossima

G.

mercoledì 20 luglio 2016

Progettare l’abitare

Cari amici di Arcadia,




con la bella stagione il villaggio si popola di vita!
In questi mesi la “popolazione umana” del villaggio si è impegnata nella sistemazione del pozzo e nella creazione dell’orto. Da poche settimane abbiamo iniziato a occuparci dell’antica casa che sorge sul terreno…
Mettendo mano alle pietre e ai mattoni, emerge la storia…il materiale si fa messaggero e racconta del tempo passato: chi nei secoli ha fatto di questo posto la propria dimora, quali le sue abitudini di vita, come concepiva l’abitare?
Sorgono domande, scaturiscono ipotesi…da futuri occupanti lanciamo ponti invisibili verso il passato, attingendo alla memoria delle pietre.





“Abitare”…non può prescindere dallo “stare”, dal rimanere in un luogo, dal viverlo in un rapporto di continua scoperta e conoscenza: ciò ci conduce verso nuove soluzioni dell’abitare, cucite addosso alle esigenze e alla sensibilità di chi lo abita.
Spostarsi, in cerca del posto giusto…non siamo i soli a farlo qui ad Arcadia!
Anche mamma falco deve avere trovato un buon motivo per trasferirsi qui e fare nascere i suoi piccoli in una cavità del sottotetto.
Da poco hanno iniziato a volare e così si sono spostati tutti sulla tettoia della serra, grande rampa di lancio per le prove di volo nell’aperta vallata…
E che dire del robusto sciame di api che ha trovato la via di Arcadia? Ora anche loro sono sistemate nel folto dell’oliveto, tra mille fiori di ogni colore e un piccolo specchio d’acqua creato da noi per aiutarle a trovare acqua…


Sognare un luogo in cui ogni forma di vita possa abitare al meglio, in armonia, in rapporto di reciproco supporto è utopia?



martedì 5 luglio 2016

Lo Spirito del Villaggio


Amici di Arcadia, 



anche l'arte può contribuire a creare comunità sul territorio!
Ecco com'è nata la magia di 'Planctus - Lo Spirito del Villaggio', una sorta di pellegrinaggio artistico ai limiti delle 'zone selvagge' proprio qui, nel territorio di Saludecio. 


E così un attore e regista teatrale, un musicista e paesaggista sonoro e tre artisti visivi si sono messi a lavorare insieme spinti dall'amore per queste terre. L'ascolto del territorio ci ha portato ad incontrare la tradizione sacra che caratterizza questo luogo e ad azzardare richiami con altre visioni, quasi animiste e naturaliste...
Il bosco è diventato così un tempio e Maria, madre piangente, richiamata dal testo teatrale (il Planctus appunto)si è dilatata ad abbracciare l'universale archetipo del femminile e della Madre Terra. 



Il Planctus sacratissime Virginis Marie Matris Yhesu Christi (XIV-XV sec.), conservato nella Biblioteca civica di Bergamo, è la narrazione della passione di Gesù, dall’arresto alla sepoltura, raccontata attraverso gli occhi dolorosi di Maria. Il testo fa parte di una lunga tradizione di componimenti che avevano come fine quello di far capire al fedele la profondità dell’amore di Dio, suggerendogli di guardare alla morte del Figlio dal punto di vista di sua madre.

Addentrandoci nel percorso naturale, questa madre ci viene incontro, si fa Terra, Aria, Foglia, Acqua…il bosco si fa tempio di forze ctonie dimenticate, mai sopite, in un gioco di sovrapposizione tra tradizione religiosa, spiritualità popolare e visione contemporanea, diversi linguaggi di un unico umano cuore.





La risposta è stata forte, da parte di tante persone incuriosite dall'evento che si sono messe in gioco e hanno donato un pezzo di sè rendendo memorabile questa festa del Villaggio!


sabato 21 maggio 2016

Nell’utero della Terra alla ricerca dell’Acqua...



Amici di Arcadia,

qualche mese fa quando abbiamo iniziato ad esplorare questo posto, una zona ha ben presto attirato la nostra attenzione.
A dire il vero era da un po’ che si ragionava su come gli antichi abitanti di questo spicchio di collina si procurassero l’acqua...
Monte Orciaro e la zona sottostante del Pozzo San Bartolo sono noti in tutta Saludecio per l’abbondanza idrica; e come dimenticare la fonte sacra dell’Amato proprio nelle vicinanze!
E così, avvicinandoci alla cerchia di alberi che proteggeva un folto roveto, abbiamo sentito che quello poteva essere il luogo giusto…e così è stato: rimuovendo i rovi abbiamo scoperto delle palanche che coprivano un grosso buco nel terreno, largo circa 2 metri.

E’ affascinante rendersi conto di come fino a non tanto tempo fa gli uomini costruissero e progettassero in maniera strettamente connessa con gli elementi, osservandoli e avendone diretta percezione, perché da questa conoscenza dipendeva la loro stessa sopravvivenza.
Buffo è rendersi conto, come noi oggi non pensiamo…all’acqua per esempio! L’acqua semplicemente c’è, esce dal lavandino di casa. Punto.

Insomma, questo per dire che qualcuno, non si sa bene quando, ha scavato a mano un buco nell’arenaria di questa collina, profondo circa 12 metri, si è fermato quando ha trovato una vena di acqua gorgogliante e ha costruito un pozzo posando file su file di mattoni (bellissimi peraltro!).
Per tanto tempo è stato un pozzo formidabile: si diceva che la gente dei dintorni venisse proprio qui a prendere l’acqua buona da bere…si diceva…chissà!
Poi negli anni il luogo è stato abbandonato, il pozzo dimenticato, in parte crollato e la natura si è ripresa il proprio spazio.
In questi mesi abbiamo osservato, ascoltato, misurato, aspettato, ragionato…
Ora, con la primavera, è arrivato il momento di mettersi all’opera: dopo aver aspirato tutta l’acqua presente e messo in sicurezza la zona, abbiamo deciso di ispezionare il fondo pieno zeppo di mattoni e detriti…
Calarsi in un pozzo è un’esperienza che non capita tutti i giorni…cosa si prova nel discendere nelle viscere della terra, nell’abbandonare per qualche ora il mondo della superficie e delle chiacchiere degli uomini mentre il tuo cuore batte più vicino a quello della terra? Non si può dire finchè non lo provi.
Si lavora in squadra, in un continuo scambio tra mondo sotterraneo e superficie…
Escono melma, travi di legno, il coperchio del pozzo e mattoni…tanti, tantissimi mattoni che ripuliamo dal fango grigio: ne troviamo di cinque tipi diversi!
E mentre si lavora senza perdere mai concentrazione, si ragiona e ci si interroga: quali vicende hanno segnato la storia di questo posto? E soprattutto…la vena sarà ancora attiva?
Così pare…noi intanto continuiamo a lavorare!
Rimanete con noi!


G.T.

domenica 15 maggio 2016

Un orto...Amato!




Amici di Arcadia, 

eccoci alle prese con i lavori primaverili...un pò meno con il blog e le comunicazioni, infatti mancavamo da un pò!
Ma niente paura, eccoci qua a parlare del meraviglioso orto a forma di conchiglia che sta prendendo forma sulla terra di Arcadia, qui a Saludecio. 
Il santo del paese, Amato Ronconi, francescano vissuto nel '200 era un mistico agricoltore e pellegrino;ancora oggi si raccontano eventi miracolosi molti dei quali legati al suo orto e al lavoro dei campi...
Così, nel "solco" della tradizione, abbiamo creato un orto che onorasse questa straordinaria e positiva presenza dandogli la forma semicircolare di una capasanta, simbolo del pellegrinaggio verso Santiago, che Amato fece cinque volte, partendo da Saludecio.
La forma di un orto non è solamente una questione estetica, anzi si può dire che sia prima di tutto funzionale; nelle forme della natura leggiamo l'intelligenza dell'universo!A questo ci siamo ispirati...senza pretendere troppo però;)
L'orto sarà di tipo bio intensivo; unisce cioè alcuni aspetti dell'orto sinergico a quelli dell'orto tradizionale biologico. 
La zona prescelta è esposta a sud/est ed ha una lieve pendenza; era rimasta incolta da decenni, dunque il suolo era rimasto indisturbato, per nostra fortuna.


La terra, ricoperta d'erba, è stata lavorata e fresata per permetterne l'accumulo in bancali (alla maniera del sinergico).
Questa è stata l'ultima lavorazione "drastica" e stressante per il suolo.
Abbiamo creato dei bancali larghi circa 80 cm, che saranno poi di volta in volta lavorati con la forca. Il terreno dunque non verrà più "rigirato", ma semplicemente arieggiato stagione dopo stagione, ripulito dalle gramigne e ammendato con bocashi o altri starter naturali per favorire la rigenerazione microbiologica del suolo.




La forma a conchiglia sul suolo pendente ci aiuterà a gestire 
l'acqua che verrà trattenuta evitando il dilavamento di sostanza organica; eventuali eccessi dovuti a piogge abbondanti troveranno invece una via di fuga rallentata lungo i raggi/canali che abbiamo ricavato. 
C'è ancora molto da fare sulla preparazione dei bancali e del sistema di irrigazione, ma da qualche giorno abbiamo iniziato a trapiantare alcune piantine, tra cui fagioli e zucchine da semi aperti...
Nell'orto non ci si sente mai soli; anche quando sembra di esserlo, basta aprire occhi, orecchie e cuore per sentire la vita che pulsa intorno e soprattutto sotto di noi: lombrichi, ragni, coccinelle, insetti, uccelli...e ancora miliardi di specie di funghi e batteri che abitano il suolo e lo rendono vivo...da millenni.