sabato 21 maggio 2016

Nell’utero della Terra alla ricerca dell’Acqua...



Amici di Arcadia,

qualche mese fa quando abbiamo iniziato ad esplorare questo posto, una zona ha ben presto attirato la nostra attenzione.
A dire il vero era da un po’ che si ragionava su come gli antichi abitanti di questo spicchio di collina si procurassero l’acqua...
Monte Orciaro e la zona sottostante del Pozzo San Bartolo sono noti in tutta Saludecio per l’abbondanza idrica; e come dimenticare la fonte sacra dell’Amato proprio nelle vicinanze!
E così, avvicinandoci alla cerchia di alberi che proteggeva un folto roveto, abbiamo sentito che quello poteva essere il luogo giusto…e così è stato: rimuovendo i rovi abbiamo scoperto delle palanche che coprivano un grosso buco nel terreno, largo circa 2 metri.

E’ affascinante rendersi conto di come fino a non tanto tempo fa gli uomini costruissero e progettassero in maniera strettamente connessa con gli elementi, osservandoli e avendone diretta percezione, perché da questa conoscenza dipendeva la loro stessa sopravvivenza.
Buffo è rendersi conto, come noi oggi non pensiamo…all’acqua per esempio! L’acqua semplicemente c’è, esce dal lavandino di casa. Punto.

Insomma, questo per dire che qualcuno, non si sa bene quando, ha scavato a mano un buco nell’arenaria di questa collina, profondo circa 12 metri, si è fermato quando ha trovato una vena di acqua gorgogliante e ha costruito un pozzo posando file su file di mattoni (bellissimi peraltro!).
Per tanto tempo è stato un pozzo formidabile: si diceva che la gente dei dintorni venisse proprio qui a prendere l’acqua buona da bere…si diceva…chissà!
Poi negli anni il luogo è stato abbandonato, il pozzo dimenticato, in parte crollato e la natura si è ripresa il proprio spazio.
In questi mesi abbiamo osservato, ascoltato, misurato, aspettato, ragionato…
Ora, con la primavera, è arrivato il momento di mettersi all’opera: dopo aver aspirato tutta l’acqua presente e messo in sicurezza la zona, abbiamo deciso di ispezionare il fondo pieno zeppo di mattoni e detriti…
Calarsi in un pozzo è un’esperienza che non capita tutti i giorni…cosa si prova nel discendere nelle viscere della terra, nell’abbandonare per qualche ora il mondo della superficie e delle chiacchiere degli uomini mentre il tuo cuore batte più vicino a quello della terra? Non si può dire finchè non lo provi.
Si lavora in squadra, in un continuo scambio tra mondo sotterraneo e superficie…
Escono melma, travi di legno, il coperchio del pozzo e mattoni…tanti, tantissimi mattoni che ripuliamo dal fango grigio: ne troviamo di cinque tipi diversi!
E mentre si lavora senza perdere mai concentrazione, si ragiona e ci si interroga: quali vicende hanno segnato la storia di questo posto? E soprattutto…la vena sarà ancora attiva?
Così pare…noi intanto continuiamo a lavorare!
Rimanete con noi!


G.T.

domenica 15 maggio 2016

Un orto...Amato!




Amici di Arcadia, 

eccoci alle prese con i lavori primaverili...un pò meno con il blog e le comunicazioni, infatti mancavamo da un pò!
Ma niente paura, eccoci qua a parlare del meraviglioso orto a forma di conchiglia che sta prendendo forma sulla terra di Arcadia, qui a Saludecio. 
Il santo del paese, Amato Ronconi, francescano vissuto nel '200 era un mistico agricoltore e pellegrino;ancora oggi si raccontano eventi miracolosi molti dei quali legati al suo orto e al lavoro dei campi...
Così, nel "solco" della tradizione, abbiamo creato un orto che onorasse questa straordinaria e positiva presenza dandogli la forma semicircolare di una capasanta, simbolo del pellegrinaggio verso Santiago, che Amato fece cinque volte, partendo da Saludecio.
La forma di un orto non è solamente una questione estetica, anzi si può dire che sia prima di tutto funzionale; nelle forme della natura leggiamo l'intelligenza dell'universo!A questo ci siamo ispirati...senza pretendere troppo però;)
L'orto sarà di tipo bio intensivo; unisce cioè alcuni aspetti dell'orto sinergico a quelli dell'orto tradizionale biologico. 
La zona prescelta è esposta a sud/est ed ha una lieve pendenza; era rimasta incolta da decenni, dunque il suolo era rimasto indisturbato, per nostra fortuna.


La terra, ricoperta d'erba, è stata lavorata e fresata per permetterne l'accumulo in bancali (alla maniera del sinergico).
Questa è stata l'ultima lavorazione "drastica" e stressante per il suolo.
Abbiamo creato dei bancali larghi circa 80 cm, che saranno poi di volta in volta lavorati con la forca. Il terreno dunque non verrà più "rigirato", ma semplicemente arieggiato stagione dopo stagione, ripulito dalle gramigne e ammendato con bocashi o altri starter naturali per favorire la rigenerazione microbiologica del suolo.




La forma a conchiglia sul suolo pendente ci aiuterà a gestire 
l'acqua che verrà trattenuta evitando il dilavamento di sostanza organica; eventuali eccessi dovuti a piogge abbondanti troveranno invece una via di fuga rallentata lungo i raggi/canali che abbiamo ricavato. 
C'è ancora molto da fare sulla preparazione dei bancali e del sistema di irrigazione, ma da qualche giorno abbiamo iniziato a trapiantare alcune piantine, tra cui fagioli e zucchine da semi aperti...
Nell'orto non ci si sente mai soli; anche quando sembra di esserlo, basta aprire occhi, orecchie e cuore per sentire la vita che pulsa intorno e soprattutto sotto di noi: lombrichi, ragni, coccinelle, insetti, uccelli...e ancora miliardi di specie di funghi e batteri che abitano il suolo e lo rendono vivo...da millenni.