E’ incredibile quanto poco siamo abituati ad
osservare…
La permacultura in questo opera una sorta di miracolo, che nella sua
semplicità è meraviglioso!
Immaginate di venire catapultati su un pianeta
ignoto e vederlo per la prima volta: guarderemmo tutto con attenzione e
stupore…in poche parole apriremmo gli occhi!
Ma non solo…non è semplicemente una questione
di ciò che si vede, ma ciò che si sente mettendo all’opera tutti i nostri
sensi, pure il sesto per chi l’avesse già rispolverato;)
Ho scoperto che ci si può allenare ad
osservare, e dopo pochi giorni si notano già dei piccoli, ma sorprendenti
miglioramenti.
Ogni giorno mi sento come una bambina che deve
imparare tutto dall’inizio…è strano, ma anche divertente! Poi si prova a fare e
si sbaglia un sacco, ma è così che si impara.
Osservare, nella mia brevissima esperienza di
apprendista, è alla base di ogni altra azione…ma non me ne sono subito resa
conto.
All’inizio, presa dalla foga, ho dato più
importanza al fare…tipico di chi è stato ben addestrato a produrre, senza
sprecare tempo! Ben presto ho capito che ci vuole TEMPO, tempo per osservare.
E’ come entrare in una relazione d’amore con
una persona: c’è tutta la bellezza del conoscersi, dello studiarsi,
dell’entrare in sintonia, del sentire noi stessi e l’altra persona…
Anche con un luogo si può instaurare questa
relazione amorosa…ed è sorprendente quello che ti arriva in cambio.
Osservare non è perdere tempo, è entrare
dentro, immergersi e comprendere che ciò che vediamo fuori di noi è ciò che
abbiamo dentro: per questo ogni azione è doppiamente importante… e impattante.
Intendiamoci, non ci basterà osservare per
salvarci dagli scivoloni di percorso, ma di certo ne guadagneremo in
consapevolezza e anche in soddisfazione!
L’altro giorno ammiravo il nostro terreno
dalla collina di fronte: era la prima volta che me ne allontanavo e lo guardavo
“veramente”!
Ho notato la sua posizione nel paesaggio,
perfettamente al centro dell’abbraccio delle colline; ho seguito il suo
profilo, le sue curve dapprima sinuose poi vertiginose, ho rotolato con gli
occhi nella frana che si è mangiata un pezzo di colle e mi ha fatto un po’
paura…
Sono tornata passeggiando verso il terreno e
il vento mi ha travolto: “da dove vieni, non ti capisco…” gli ho chiesto e lui
per tutta risposta ha soffiato ancora più forte, pettinando i lunghi ciuffi
d’erba del prato. Ho chiuso gli occhi, ho iniziato a girare su me stessa come
in un gioco: era divertente sentire come cambiava la percezione del vento sulla
pelle del viso, delle mani, nelle orecchie…
E poi che gioia nello scoprire guardando la
bussola sul cellulare che era come pensavo: vento da sud-est! Potrei dargli un
nome, come Buzzati nel “Segreto del bosco vecchio”…
Soddisfatta del mio esperimento mi sono
rivolta all’acqua, e anche se quel giorno non pioveva sono tornata con la mente
ai sopralluoghi fatti nei giorni di pioggia proprio per vedere come si muoveva
all’interno della frana.
L’acqua, tra l’altro è un elemento carente nel
mio tema natale, perciò mi incuriosisce particolarmente poterci lavorare. E
così ho ripercorso i rivoli che si incanalano da monte, i ruscelli che
sbucavano dalla terra ferita della frana portandosi via il suo sangue e l’acqua
dei tetti che implacabile si insinua nel piede della casa…
Poi c’è ciò che rimane di un vecchio pozzo e
l’acqua che misuriamo col metro, interrogandoci sulla sua natura. L’acqua del
sindaco non c’è, non arriva fino a qua…dobbiamo organizzarci bene per questa
estate se vogliamo fare l’orto: questo mi fa paura…
Proprio mentre sto cedendo allo sconforto mi
viene in mente uno dei mantra del corso di permacultura: “il problema è la
soluzione”…e allora benedetto sia il problema!
Ed ecco sotto i miei piedi, solida mi sostiene
la terra. Inizio a camminare lentamente e provo a chiudere gli occhi:
percepisco il suo degradare, prima dolce più brusco, sento il fruscio dei miei
passi tra l’erba che sta crescendo. Ad occhi aperti per evitare di ruzzolare,
arrivo in fondo all’appezzamento degli ulivi e mi chino a toccare il suolo. E’
duro e di colore chiaro, ha il colore della sabbia e in alcune zone appare in
maniera evidente al di sotto della vegetazione rada.
E’ un po’ diverso da come l’ho visto in alto,
vicino alla casa e nell’area dove vorremmo impiantare l’orto. L’acqua,
proveniente dall’alto, deve averlo dilavato ben benino rendendolo un po’ arido.
La terra è molto argillosa; se la si prova a
scavare da umida è appiccicosa e pesante…ma anche piena di bellissimi
lombriconi rosa!
E’ una terra che quando piove scivola via se
non è trattenuta dal bosco: lo possiamo vedere bene nella nostra frana…che
all’inizio mi terrorizzava, e che ora cerco di guardare con affetto. Mi sembra
una grande ferita, a volte quasi cicatrizzata, altre volte pulsante…
Se ci vai dentro e la percorri, rischi di
rimanerci infilato e hai la sensazione che ti possa divorare; quando invece
guardi la collina da lontano, come se fosse uno splendido dipinto a olio,
sembra che in quel punto sia caduto un fiotto di acquaragia e che l’immagine si
stia a poco a poco sciogliendo…mmm, non molto rassicurante, soprattutto per una
restauratrice come me!
Allora sento che il restauro di questa terra è
una cosa molto importante…
Le piante che crescono quassù sono varie:
inizio a osservare da terra cercando di riconoscere quelle che compongono il
manto erboso e poi risalgo lungo i tronchi.
Svetta su tutte l’indomita gramigna, seguita
dai ciuffetti buffi della carota selvatica, e dai teneri piselli selvatici
Spadroneggiano i rovi e a sorpresa spuntano in qua e là i piumini dei finocchi
selvatici e le foglie irsute dei cardi mariani. La vitalba avviluppa
nell’intrico asfissiante dei suoi lunghi capelli ogni albero malcapitato. Il
sambuco da parte sua se la batte col biancospino in quanto a buona salute e
vigore. Ma se l’ulivo d’argento è la prima donna della compagnia, la regina
indiscussa è la quercia che si espande maestosa conquistando l’azzurro del
cielo.
Sono tutte piante coraggiose, pioniere,
resilienti…di sicuro un po’ spinose e invadenti.
Essere parte di tutto questo è una magia che
colma il cuore di gioia…
Io, come una novella Alice, vivo in questo Bel
Paese delle meraviglie!